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Maria Lai (Ulassai, 27 settembre 1919 – Cardedu, 16 aprile 2013)

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Maria nasce il 27 settembre 1919 a Ulassai, piccolo paese sardo nella regione dell’Ogliastra, da una delle poche famiglie agiate presenti nella sua terra. Durante l’infanzia per problemi di salute passa i sei mesi dell’anno più caldi a Ulassai e gli altri restanti nella pianura di Gairo dai suoi parenti. Passando i mesi invernali a casa dei suoi zii dove l’aria è più salubre inizia a scoprire la passione per il disegno che l’aiuta ad evadere dal grigiore e dalla piattezza delle sue giornate. Nel 1928 suo zio decide di togliersi la vita in prigione dopo essere stato incarcerato ingiustamente a seguito di un’accusa di omicidio, per aver sparato al vicino. Da quel momento Maria inizia a passare anche i mesi invernali nel suo paese natale fino al 1932. Il suicidio dello zio purtroppo non è l’unico lutto della famiglia, in quanto, nel 1933 muore anche sua sorella Cornelia. Nonostante l’anno tragico, ha la possibilità di visitare lo studio dell’artista Francesco Ciusa, al quale chiede di posare come modella per rappresentare un ritratto della sorella scomparsa. Qui nel suo studio si appassiona e si avvicina all’arte per la prima volta, rimanendone colpita. Anni dopo i suoi genitori decidono di iscriverla alla scuole medie, dopo aver saltato asilo e elementari. A scuola incontra lo scrittore e insegnante Salvatore Cambosu che le fa scoprire il mondo delle parole. Seppur non incline alla scrittura è interessata e affascinata dal valore e dal ritmo della parola, che conduce al silenzio.

Nel 1939 si presenta un bivio davanti a lei: da una parte il destino che vorrebbero i suoi genitori con un matrimonio e dei figli e dall’altro la sua voglia di indipendenza.

Il suo amore per la libertà la porta a trasferirsi a Roma per continuare gli studi al Liceo Artistico della città. Durante questi anni, affina e incrementa ulteriormente le proprie tecniche artistiche, ciò le permette di essere notata dal docente e scultore Renato Marino Mazzacurati che vede in lei un particolare talento. Finito il liceo, con lo scoppio della guerra, si trasferisce a Venezia dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Qui ha l’occasione di avere come professore lo scultore Arturo Martini che tiene lezione sul vuoto, sulle ombre, sul volume del sasso influenzando così il suo modo di produrre e di vedere l’arte. Dopo il diploma e con la fine del conflitto nel 1945 torna in Sardegna dove prosegue il sodalizio con Cambosu, suo ex professore di lettere: per la prima volta Maria ha l’occasione di illustrare una copertina di un libro, in questo caso quella di Miele Amaro (1954). Lo stesso anno, sempre Cambosu la introduce alla mostra personale di Sassari e viene invitata a partecipare alla mostra collettiva L’arte nella vita del Meridione d’Italia al Palazzo delle Esposizioni di Roma. L’anno dopo, nel 1955, organizza una propria mostra personale a Bari e partecipa alla Quadriennale di Roma dove espone insieme alle opere di Lucio Fontana con i suoi famosi concetti spaziali e le opere di Alberto Burri con i suoi Sacchi. Sempre nel 1955 suo fratello minore muore a seguito di un rapimento: da quel momento la Sardegna non diventa un luogo sicuro per lei e così decide di trasferirsi in seguito, nel 1956, a Roma. Nel 1957 presso, la galleria L’Obelisco, tiene una sua mostra personale che vede esposti per la prima volta i disegni realizzati a matita dal 1941 al 1954. Subito dopo la mostra decide di aprire il suo studio d’arte.

Segue un periodo di profondo silenzio dove per circa dieci anni si ritira e decide di non esporre più concentrandosi su nuove sperimentazioni. Passa qui dal figurativo all’informale dove i suoi segni si fanno più essenziali. In questa fase di silenzio inizia proprio a produrre opere ad oggi tra le più note come Tele Libri cuciti, Pani e Telai.

Grazie allo scrittore Giuseppe Dessì, suo amico e scrittore, scopre il vero valore della sua terra natia cogliendo il senso del mito e della leggenda. Visitando il Canada con Marcello Venturoli entra in contatto con l’arte primitiva a cui si ispira per la realizzazione delle sue maschere in ceramica. Nel 1971 torna in scena con la mostra personale nella Galleria Schneider di Roma dove espone i Telai, ispirati fortemente all’ Arte Povera Sono gli anni più significativi per la sua carriera artistica, durante i quali produce opere polimateriche e con materiali spogli come i ready-made di telai o sculture di pani che ricordano le antiche tradizioni della sua Sardegna. Nel 1975 espone la sua mostra personale Tele e Collages presso la Galleria Art Duchamp e nel 1977 presso la Galleria Il Brandale di Savona organizza la mostra I pani di Maria Lai. Grazie al successo della mostra, la curatrice Mirella Bentivoglio decide di esporla alla Biennale di Venezia in un’esposizione esclusiva, dedicata alla produzione artistica di sole donne.

Negli anni Ottanta produce la serie di opere Geografie e la serie dei Libri cuciti. Realizza anche numerose opere pubbliche, le più note ovviamente sono quelle in Sardegna ad Ulassai. Negli anni Novanta nella sua arte si nota una stretta connessione con le sue opere precedenti le quali vedono protagonista i segni-disegni che vanno ad unirsi ai fili del telaio o alle produzioni dette Geografie. Maria Lai passa gli ultimi anni della sua vita li passa in Sardegna in un paesino vicino a Cardedu. Inaugura nel 2006 il Museo di Arte Contemporanea Stazione dell’arte che include numerose opere di sua creazione, frutto di anni di studi e ricerche. In questi ultimi anni raggiunge il successo non sono in Italia ma anche nel mondo dove prende parte a molteplici esposizioni artistiche. Muore a Cardedu il 16 aprile 2013.