Questo sito fa uso di cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza di navigazione. Accettando questa informativa dai il consenso al loro utilizzo. Va bene Voglio saperne di piĆ¹
Progettoarte Elm
ITEN
Iscriviti alla newsletter

Arcangelo - A sud del mondo - gio 26 maggio 2016 - ven 09 settembre 2016

La galleria Progettoarte elm di Milano prosegue la sua indagine sulla pittura degli artisti emersi tra gli anni Settanta e Ottanta con una mostra personale, curata da Ivan Quaroni, dedicata ad Arcangelo dal titolo A sud del mondo. La mostra raccoglie un nucleo di opere che attraversa trasversalmente tutta la produzione dell’artista dagli anni Ottanta a oggi. Sono circa 15 i lavori, tra tele, sculture e carte intelaiate, appartenenti a diversi periodi, dall’inziale ciclo Terra mia, che ha segnato gli esordi dell’artista in Italia e soprattutto in Germania, ai cicli pittorici della maturità, come i Pianeti, i Dogon e i Misteri, fino alle serie realizzate nell’ultimo decennio, dai Sanniti alle più recenti opere dedicate agli Irpini.

La mostra si svolge come un sintetico percorso a tappe che attraversa la compatta e coerente visone artistica di Arcangelo, maturata in controtendenza rispetto al clima culturale postmodernista inaugurato dalle ricerche della Transavanguardia, rivolte al recupero del genius loci.

Fin dal primo ciclo di opere, realizzato con materiali poveri e organici, come terre, carboni e pigmenti puri, appare chiaro che la direzione della sua indagine è più vicina allo spirito delle ricerche poveriste. Terra mia è una serie che occupa l’artista per diversi anni e che pone le fondamenta del suo modus operandi, attraverso l’elaborazione di una pittura gestuale, scarnificata che trasforma il paesaggio in visione astratta eppure sanguigna e carnale della natura. L’adesione sensuale, materica alle radici culturali del territorio nel quale è cresciuto, il Sannio, porta l’artista alla costruzione di un originale immaginario radicale, dove si fondono memorie ataviche dei popoli italici, ricordi delle processioni penitenziali, suggestioni e profumi del mediterraneo e perfino dell’Africa Nera.

Le serie dei Pianeti e dei Dogon testimoniano, infatti, un allargamento degli influssi iconografici dell’artista, interessato alle cosmologie delle civiltà tribali del Delta del Niger (Dogon e Lobì). Si tratta, come scriveva negli anni Novanta il critico tedesco Andrea Jahn, di “un segno del suo interesse verso fenomeni multiculturali e internazionali, oltre che della sua diffidenza nell’atteggiamento fondamentalmente positivistico occidentale”. Religione, magia, misticismo, spiritualità, folclore permeano tutta l’opera di Arcangelo, anche se il suo linguaggio si muove piuttosto in un territorio liminare tra l’astrazione segnica e gestuale e la figura, intuibile solo come indicazione sintetica e accenno velato. Non a caso le forme di cose, oggetti, luoghi appaiono nelle sue tele e nelle sue sculture, come ombre spettrali, fantasmi magmatici, apparizioni affioranti dall’inconscio individuale e collettivo.

A sud del Mondo è un titolo che ben rappresenta l’indagine dell’artista, contraddistinta da un nomadismo culturale che lo conduce a individuare la comune radice mitopoietica dei popoli italici e extraeuropei. Per tale motivo, passando in rassegna i diversi cicli in successione, dai Dogon ai Sanniti agli Irpini, si può individuare la ricorrenza di certe forme archetipiche, che assumono di volta in volta un diverso significato. Le cosmogonie sacre dei Pianeti, i simboli penitenziali e cruciformi dei Misteri, le allusioni falliche delle Montagne Sante, le case, i granai e i termitai dei Dogon sono simulacri che si succedono senza soluzione di continuità, riaffiorando di tanto in tanto nei diversi cicli per ribadire la comune origine di tutte le storie e di tutte le esperienze. Quella di Arcangelo è una visione più poetica che antropologica, basata sull’osservazione intuitiva e sulla capacità di proiettare l’anelito spirituale dei popoli a lui cari nella dimensione immaginifica dell’arte.

Insieme alle opere storiche, molte delle quali sono esposte per la prima volta, saranno presentati anche alcuni lavori di piccole dimensioni dell’ultimo ciclo degli Irpini, dominato da colori di terre rosse, blu vibranti e neri profondissimi che ricapitolano e, insieme, rinnovano il senso magico e auratico della sua pittura, alla perenne ricerca dell’energia sorgiva e primaria dell’immaginazione mitica.